Kinesiologia Applicata
La kinesiologia applicata (che non va confusa con la chinesiologia, anche scritta come Kinesiologia o come cinesiologia e che concerne lo studio scientifico del movimento corporeo) è una terapia alternativa che si fonda su una presunta modalità di comunicazione con il sistema corporeo rivolta ad una valutazione e ad un miglioramento dello stato di benessere individuale.
Essa si fonda sull’utilizzo del cosiddetto test muscolare kinesiologico (o più semplicemente test kinesiologico, da non confondersi con il test muscolare), che consentirebbe, a detta dei sostenitori, di valutare la risposta del sistema nervoso della persona a fronte di differenti fattori di tipo strutturale, biochimico, emozionale ed energetico.
I suoi promotori la considerano una disciplina indipendente dalla medicina convenzionale. Le critiche rivolte alla kinesiologia vertono principalmente sulla circostanza che si tratta di una tecnica diagnostica e terapeutica che non ha alcuna base scientifica, ad essere oggetto di critica sono sia le basi empiriche su cui si fonda sia quelle teoriche.
Descrizione
Il fondatore della kinesiologia applicata è il chiropratico George Joseph Goodheart Jr. (Detroit, 18 agosto 1918 – Grosse Pointe, 5 marzo 2008), originariamente diplomatosi nel 1939 all’allora National College of Chiropractic. Egli nel 1964 pubblicò sul Digest of Chiropractic Economics il primo articolo in assoluto relativo alla kinesiologia, all’interno del quale riassumeva i risultati degli studi e delle ricerche da lui compiuti negli anni precedenti. Le presunte nuove opportunità offerte dalla kinesiologia applicata suscitarono subito l’entusiasmo di vari colleghi unitamente alle critiche di vari altri.
Nel corso degli anni vari riconoscimenti sono stati attribuiti a Goodheart (e alla kinesiologia applicata da lui fondata), fra cui il suo inserimento nel Comitato Medico Statunitense per gli Sport Olimpici alle XIII Giochi olimpici invernali disputate a Lake Placid nel 1980, e nel 1988 la nomina da parte dei Membri del Congresso Statunitense per la Medaglia Presidenziale, il più alto riconoscimento civile assegnato dal Presidente degli Stati Uniti a nome della nazione. È stato anche definito “the man with magic fingers” (“l’uomo dalle dita magiche”) in un servizio che la rivista Time gli ha dedicato nel 2001.
Un contributo che secondo i sostenitori è stato fornito dalla kinesiologia è stato quello di evidenziare l’esistenza e il possibile utilizzo terapeutico delle specifiche connessioni neurologiche mantenute da singoli muscoli corporei nei confronti di organi e funzioni a loro espressamente associati. Ciò ha offerto al sistema corporeo della persona una inaspettata opportunità di espressione diretta nei confronti dell’operatore (tramite l’introduzione del test muscolare kinesiologico) e ha richiesto di conseguenza una corrispondente capacità da parte del kinesiologo di gestire gli elementi strutturali, biochimici, emozionali ed energetici così evidenziati all’interno di un quadro intrinsecamente olistico della condizione individuale.
Un ulteriore contributo sviluppato attraverso la successiva evoluzione della disciplina è stato quello di costruire una modalità di lavoro intrinsecamente ecologica nei confronti della persona, che favorisce direttamente un suo processo di recupero e integrazione attraverso quanto espresso e condiviso tramite il test kinesiologico. Tale contributo originale offre così un approccio assai differente da quello seguito nella medicina convenzionale.
A livello operativo la kinesiologia è una disciplina eclettica, che si è venuta caratterizzando proprio in funzione delle esigenze manifestate attraverso il test kinesiologico. Le tecniche utilizzate comprendono normalmente la stimolazione di riflessi specifici di varia natura e risultano dunque particolarmente sicure, non includendo al loro interno alcuna modalità invasiva o manipolativa. Il sistema di lavoro sviluppato dalla kinesiologia si presterebbe inoltre molto bene ad essere integrato con altre discipline terapeutiche.
Kinesiologie
In misura sempre maggiore nel corso degli anni la kinesiologia, originariamente indicata da Goodheart con il termine “kinesiologia applicata” (“applied kinesiology”), ha avuto modo di differenziarsi in centinaia di differenti modalità, accomunate fra loro dall’utilizzo dello strumento che più la caratterizza, il test muscolare kinesiologico. Già nel 1973 la diffusione di una sua forma divulgativa, ad opera di John Francis Thie e Mary Marks e da essi denominata “Touch for Health”, ha voluto caratterizzarsi come “kinesiologia specializzata” (“specialized kinesiology”). La differenziazione iniziale in tali due modalità, anche alla luce delle centinaia di ulteriori modalità resesi nel frattempo disponibili, ha perso oramai il suo significato, ma a volte viene ancora impiegata per indicare un ambito di utilizzo maggiormente rivolto verso la forma tradizionale (kinesiologia applicata) oppure verso altre forme (kinesiologia specializzata).
Il test muscolare kinesiologico (o test kinesiologico)
Il test muscolare kinesiologico, o più semplicemente test kinesiologico, è spesso erroneamente confuso con il test muscolare. In realtà mentre lo scopo del test muscolare è quello di determinare la maggiore o minore forza di uno specifico muscolo o gruppo muscolare, lo scopo del test kinesiologico (nelle sue differenti forme sviluppatesi a partire da quella originariamente introdotta da Goodheart nel 1964) è invece quella di determinare la risposta selettiva del sistema nervoso a fronte di stimoli specifici.
Nella sua forma manuale classica, il test kinesiologico determina quindi la capacità della persona di mantenere stabile un arto a fronte di un’azione pressoria da parte del kinesiologo. Se la posizione dell’arto può risultare simile o anche identica rispetto ad un corrispondente test muscolare, vi è però un’importante differenza di esecuzione e di scopo. Infatti nella esecuzione di un test kinesiologico la pressione applicata dal kinesiologo è molto limitata, e comunque insufficiente per determinare la forza effettiva del muscolo coinvolto. Lo scopo infatti non è rivolto a determinare la potenza del muscolo, bensì la capacità del sistema nervoso di controllare in maniera equilibrata l’azione di quel muscolo, offrendo o meno una effettiva stabilità dell’arto a fronte della pressione così applicata. Tale risposta (che nel test kinesiologico classico può assumere solamente due stati, “stabile” o “non stabile”, ma che in forme più avanzate di test kinesiologico si articola in una gamma molto più ampia di possibili risposte) varia direttamente in funzione del fattore con cui la persona si confronta in quel momento, e consente così fra l’altro di rilevare in tempo reale l’eventuale stress manifestato dalla persona nei confronti di quel fattore specifico, fattore che può essere indifferentemente di tipo fisico – strutturale, biochimico – nutrizionale, emotivo – mentale, o anche puramente energetico.
La sensibilità offerta dal test kinesiologico non sempre trova un’appropriata competenza e responsabilità da parte dell’operatore, e la sua (relativa) semplicità d’uso lo rende sempre più diffuso anche al di fuori di un ambito puramente terapeutico. Va però sottolineato come l’affidabilità dell’esito risulti necessariamente correlata con la competenza dell’esecuzione. Un utilizzo del test muscolare a mo’ di test kinesiologico, al di là di evidenziare un’incompetenza specifica da parte dell’operatore, non potrà evidentemente produrre i medesimi risultati. Va anche sottolineato come il voler ricondurre i due risultati del test kinesiologico classico (a volte inopportunamente indicati come “forte” e “debole” evidenziando così ulteriormente la confusione con il corrispondente test muscolare) a delle risposte di tipo “sì” e “no” a fronte di domande verbali poste dall’operatore, nulla ha a che fare con un utilizzo appropriato del test kinesiologico e della kinesiologia, come espressamente ricordato anche dal suo stesso fondatore George J. Goodheart Jr.
La confusione fra test muscolare e test kinesiologico, che rimane purtroppo ancora assai diffusa (anche fra molti sedicenti operatori), costituisce la causa primaria da cui deriva la maggior parte delle obiezioni rivolte. Si riscontrano addirittura indagini volte a verificare in maniera “scientifica ed oggettiva” la correlazione fra una misurazione dinamometrico-strumentale della potenza del muscolo ed il risultato del corrispondente test kinesiologico, come se le misure di due differenti grandezze (quali la massa e il tempo) dovessero per forza coincidere per poter risultare “scientifiche”.
Ricerche scientifiche
Sebbene da molti considerata una pseudoscienza, esiste un dibattito circa la qualità e la natura delle prove che supporterebbero la kinesiologia applicata. Una revisione della letteratura mostra come vi siano problemi metodologici nei precedenti studi sulla kinesiologia applicata.