Watsu
Watsu è un’esperienza.
Watsu è un viaggio nel respiro e nel silenzio, nella danza e nella quiete, nell’abbandono e nel sostegno, nella gioia e nell’accoglienza delle emozioni.
Watsu è dare e ricevere nel caldo abbraccio dell’acqua.
Watsu è una pratica a mediazione corporea nella quale il corpo del ricevente non è il fine del trattamento, ma il mezzo attraverso cui contattare le componenti “corpo – mente – spirito” che caratterizzano l’uomo, consentendo l’accesso a livelli sempre più profondi di integrazione e benessere.
“Dare” watsu quindi non si limita all’applicazione di una tecnica, non si prefigge scopi fisio e psico terapeutici, non è la distaccata esecuzione di un massaggio o di una manipolazione in acqua.
Watsu è una disciplina evolutiva armoniosa, adatta ad ogni età, che richiede una formazione complessa, ma necessaria a garantire al ricevente il massimo della professionalità, dell’accoglienza, del rispetto e della sicurezza.
Osservando dall’esterno l’inizio di una sessione di Watsu, si vedono due persone immerse in acqua a temperatura corporea (circa 35°). L’operatore, con le spalle sotto appena sotto la superficie dell’acqua, sostiene il ricevente, all’altezza della testa e del bacino, con le proprie braccia. Dopo una prima fase di connessione dei respiri, chi dà Watsu inizia a proporre al corpo del suo ospite una danza composta da dondolii, stiramenti, rotazioni del corpo, in un attento e costante rispetto dei limiti e delle potenzialità della persona che sta accogliendo. Watsu è sempre praticato in superficie ossia le orecchie sono immerse sotto il livello dell’acqua, ma il volto è sempre fuori, quindi non sono previste immersioni o apnee.
Tra le tante applicazioni:
– è particolarmente indicato per le donne in gravidanza, meglio ancora se le sessioni sono all’interno di un percorso nel quale avere l’occasione di essere sostenute, grazie alla guida di un operatore preparato, anche dal proprio partner;
– poiché non è necessario saper nuotare, può essere un modo per avvicinarsi in tutta sicurezza a questo elemento e, nel caso in cui si siano vissute esperienze traumatiche ad esso legate, è possibile tornare gradualmente in contatto riconquistando la fiducia ed il piacere di immergersi in acqua;.
– è adatto ad ogni età, dal neonato (meglio se all’interno di un percorso di acquaticità, con il sostegno del genitore) alla persona anziana;
– poiché il rispetto della possibilità di movimento del corpo è costante, può essere tranquillamente praticato da persone che abbiano limitate capacità motorie.