Terapia Cranio Sacrale
La Terapia Cranio Sacrale nasce intorno al 1930 quando W.G.Sutherland allievo di Still, fondatore dell’osteopatia, arriva ad una considerazione: dall’osservazione di un cranio scomposto intuì che, per come erano strutturate le ossa e le suture craniche, le ossa craniche erano libere di muoversi tra loro producendo un movimento di flessione ed estenzione della scatola cranica nonchè di tutto il corpo (rotazione interna ed esterna). Cominciando a palpare dapprima in modo più grossolano e poi via via più leggero e delicato avvertì una sorta di movimento ritmico di contrazione ed espansione e osservò che vi era una pulsazione con una certa frequenza, ampiezza, simmetria e qualità, come se ci fosse una forza interna al cranio generatrice del movimento osseo. Con il proseguimento delle sue ricerche arrivà a scoprire altri movimenti (pulsazioni) che definì Maree (Marea Media e Marea Lunga). W.G. Sutherland e successivamente altri studiosi come Rollin Becker, Jim Jelouse, Franklin Sills, J. Upledger, approfondirono gli studi sul sistema craniosacrale portando alla luce diversi modelli che spiegassero l’origine del movimento.
In sostanza le ossa del cranio si muovono per un’attività profonda, causata dalla produzione e dal riassorbimento del liquido cefalorachidiano (modello presso-statico). Questa produzione e riassorbimento del liquor produce un movimento di espansione e contrazione che, dal sistema membranoso intracranico, costituito dalla dura madre, dal tentorio del cervelletto e dalla falce cerebrale, si propaga, attraverso il sistema fasciale, in tutto il corpo. Il trattamento consiste nell’ascolto da parte del facilitatore del ritmo craniosacrale e di tutte le strutture che formano il sistema craniosacrale (ossa del cranio, spina dorsale, ossa del bacino, diaframmi, sistema fasciale). Attraverso pressioni o trazioni molto delicate sulle ossa, non più di 10-12 grammi, si accede all’ascolto del sistema membranoso intracranico e del sistema fasciale, permettendo attraverso tecniche specifiche (dirette e indirette) il rilascio di restrizioni (tensioni) all’interno del sistema, a livello delle membrane intracraniche e della dura madre. Queste tensioni possono essere derivate da traumi fisici di diversa natura e da traumi emotivi.
La manualità sensibile
La medicina moderna, negli ultimi decenni, ha enfatizzato sempre più la diagnostica strumentale a scapito del contatto manuale, ritenendo le macchine maggiormente affidabili rispetto alla capacità del singolo individuo di esprimere un dato obiettivo, riproducibile, indipendente dal valore e dalle capacità di chi effettua gli esami. In questo secolo di modernismo ha senso recuperare una dimensione di contatto e diagnosi attraverso le mani?
La Terapia Cranio-Sacrale, infatti, è una forma di contatto dove le mani diventano allo stesso tempo, strumento in grado di interrogare, ascoltare e rispondere a ciò che il corpo vuole comunicarci. Il medico di una volta palpava, auscultava, toccava, percepiva utilizzando la propria sensibilità per scoprire e conoscere il corpo che si poneva innanzi a lui ed attraverso questa interazione entrava in contatto con il malato creando una forma di intimità che arricchiva entrambi.
Allo stesso modo la sensitività e sensibilità del terapista cranio-sacrale diventa lo strumento per svelare gli schemi di lesione, le alterazioni presenti nelle aree più profonde del nostro sistema energetico, attraverso un contatto estremamente delicato: ponendo le mani sul corpo, a livello del cranio, del sacro, o in ogni parte corporea che si riveli appropriata, il terapista cranio-sacrale è in grado di percepire come il naturale susseguirsi di fasi di espansione e contrazione presente nel corpo, si diffonda nel corpo attraverso il tessuto fasciale, quell’insieme di tessuti connettivali che avvolge e riveste ogni struttura del nostro corpo.
La pulsazione vitale
Tutto il cosmo,dall’ universo all’ atomo, è animato da un ritmo basato su contrazioni ed espansioni che si alternano secondo precise leggi che ne regolano l’armonia e influenzano la ciclicità. Anche l’uomo non sfugge a questa legge, essendo parte integrante di questo tutto. In particolare possiamo pensare al ritmo generato dalla respirazione: ad ogni inspirazione , quando l’aria entra in noi, il nostro corpo si espande, per creare lo spazio, affinché questa energia sottile che chiamiamo ossigeno entri in noi per permetterci di compiere quelle funzioni biochimiche che ci permettono di vivere. Possiamo dire che l’intera nostra esistenza indipendente si esplichi fra l’attimo in cui introduciamo il primo respiro alla nascita ed il momento in cui esaliamo l’ultimo respiro della morte.
Un altro ritmo, sicuramente importante quanto quello precedente, ci accompagna nella nostra vita: il ritmo cardio-circolatorio: nel grembo di nostra madre siamo alimentati dal continuo pulsare del suo cuore, che scandisce il trascorrere del tempo, nutrendoci col suo sangue e con le sue emozioni. Dalla nascita il nostro cuore ci accompagna, giorno dopo giorno, sottolineando i momenti di gioia, di paura, le emozioni che segnano il fluire della nostra vita, lasciando talvolta cicatrici o segni. Pensiamo che cosa accadrebbe se uno di questi ritmi si interrompesse indefinitamente: quella che noi conosciamo come vita, cesserebbe subitaneamente. L’ energia vitale che scorre in noi non potrebbe più generarsi, l’ossigeno verrebbe meno, il sangue non porterebbe più il nutrimento alle singole cellule.
Esiste un ritmo ancora più sottile, che la maggior parte di noi non percepisce o riconosce: quello che noi definiamo il ritmo cranio-sacrale; potremmo definirla la respirazione del sistema composto dall’interazione fra le strutture che circondano il sistema nervoso centrale. (per maggiori informazioni vedere anche gli articoli: l’armonia del ritmo vitale, meningismi).
Che cosa accade durante una sessione di terapia cranio-sacrale
Quando un terapista cranio-sacrale entra in contatto col corpo di una persona, attraverso il contatto con le mani, pone la propria attenzione sulla presenza dei ritmi corporei, i piccoli segni di movimenti che sono l’espressione dell’interazione di queste fasi di espansione e contrazione, le pulsazioni che emanano dalla profondità, dal nucleo del nostro sistema corporeo: questi movimenti sono l’espressione ed il riflesso di ciò che avviene nei “motori” energetici del nostro corpo.
Ogni situazione della vita influisce sull’espressione di questi ritmi, dando origine ad asimmetrie, restrizioni, variazioni di ampiezza o ritmo , che possono rappresentare la somatizzazione delle tensioni accumulate attraverso la nostra vita, i traumi, le cicatrici che attraverso la nostra vita segnano il nostro corpo, portandoci a limitare l’espressione della nostra energia vitale e favorendo, perciò, la formazione delle malattie.
Il terapista, attraverso le mani che diventano occhi ed orecchie, riconosce e percepisce la presenza di queste limitazioni, ed attraverso questo contatto gentile e delicato, ma nel contempo estremamente profondo, riesce a riconoscere gli schemi di restrizione che, in profondità, generano la disarmonia. Come seguendo un invisibile filo d’arianna, è possibile risalire alle aree di restrizione, di limitazione del fluire dell’ energia: l’interazione fra i due sistemi energetici, creata grazie al contatto delicato, permette al terapista di indurre la dissoluzione delle tensioni, di favorire la liberazione delle restrizioni, di incrementare il fluire dell’ energia vitale attraverso i tessuti, incrementando l’attività metabolica e rigeneratrice.
Terapia cranio-sacrale e stress
Quando siamo sottoposti a situazioni di stress, siano essi fisici o emotivi, il corpo reagisce attraverso l’attivazione di una parte del sistema nervoso: il sistema ortosimpatico. Il compito di quest’ultimo è quello di incrementare le nostre performances, di aumentare la capacità di risposta esplosiva alle maggiori richieste di energia che le situazioni di disagio inducono, i modo tale da rispondere appropriatamente.
L’attivazione del sistema ortosimpatico, attraverso l’azione combinata di stimolazioni nervose e secrezioni di ormoni quali l’adrenalina, incrementa la nostra risposta energetica, spostando il sangue da aree poco significative per quel particolare momento, verso distretti considerati prioritari per la sopravvivenza: tale reazione è sicuramente vantaggiosa per il corpo, permettendogli di adattarsi.
Quando però non riusciamo a recuperare la necessaria tranquillità dopo la situazione stressante, quando lo stato di tensione fisico-emotiva permene, l’intero corpo rischia di trovarsi bloccato in uno stato di iperattivazione che, nel medio-lungo periodo, si rivela svantaggioso per l’intero sistema energetico: è come se, guidando una macchina, tentassimo di andare ai 100 all’ora, rimanendo in prima marcia o ci dimenticassimo di fare rifornimento o cambiare l’olio nel motore.
Alcune zone corporee, non più correttamente “energizzate” cominciano a non funzionare più correttamente, si creano aree di malfunzionamento, atteggiamenti di tensione e restrizione corporea, frutto del disagio fisico-emotivo, patologie disfunzionali ovvero parti del nostro corpo che soffrono per la cattiva distribuzione dell’ energia e, pertanto, non riescono a svolgere compiutamente le loro funzioni. Si creano, cioè, le condizioni favorenti allo sviluppo delle vere e proprie malattie.